“E poi?” Proprio come avrebbe detto Noemi… Poi sono salito su questo treno che ora corre veloce, verso dove? Non lo so ancora, non esattamente, il biglietto che ho è per Milazzo, comunque, per me l’importante è andar lontano!”
L’inizio di Io non sono come voi non mi ha lasciato molta scelta: non potevo che amare questo libro. Il romanzo Eris Edizioni di Marco Boba, illustrato con incisività da Rocco Lombardi, racconta la storia di Francesco, Ciccio per quelli a lui più vicini, e del suo vagare insoddisfatto per le strade di Torino, fra case occupate, centri sociali e droghe di ogni tipo. Da Torino ci ritroveremo a Roma, fino a giungere a Filicudi e poi di nuovo su, sulle montagne piemontesi, al fianco di un’anima in pena che cerca freneticamente il suo posto nel mondo.
Tutto il racconto parte dal viaggio in treno di Ciccio verso il sud con uno zaino pieno di soldi che gli darà modo di chiudere momentaneamente con il passato, cogliere l’attimo e fuggire.
Non ho avuto problemi di immedesimazione; ho subito sentito vicino alla mia natura la sua costante voglia di indipendenza, le sue idee forti quanto estreme, la sua voglia di rompere il Sistema, marcio fin nelle fondamenta fatto di apparenza, superficialità e ordinarietà, la sua voglia di ribellione, il non sopportare chi non agisce ma sottostà impassibile agli abusi della società consumistica nella quale noi tutti viviamo… in generale il suo essere contro come cifra distintiva.
“Partiamo dal punto che sono nemico di questo “presente” in tutte le sue forme: nemico del capitalismo, di chi governa, in ogni sua forma, che sia “democrazia”, dittatura socialismo reale, sono nemico dei media, delle religioni e la lista potrebbe durare ore… (…)
Tutti i giorni respiriamo aria avvelenata, mangiamo merda: cibo industriale, manipolato che fa più danno che nutrimento, beviamo acqua arricchita di pesticidi e veleni vari, in ogni ora sei bombardata da radiazioni e onde elettromagnetiche, e non lo scegliamo noi, ci viene imposto, questa è la vera violenza, quando non si ha la possibilità di decidere o scegliere o la possibilità di poter cambiare.”
Tanto contro, quanto attivo, nel far sentire da che parte ha deciso di stare. Sarà attivo militante di sinistra, presente alle manifestazioni di piazza, presente al G8 di Genova del 2001, fermo oppositori degli sbirri, e non si farà problemi a far sfociare il tutto nella violenza estrema, animalesca, primitiva, unica forma di liberazione.
È una narrazione che sconvolge. Nella realtà descritta tutti possono riconoscersi, nelle lotte sociali del protagonista e dei suoi amici, nell’insoddisfazione data dalla consapevolezza che il mondo è quello che è e cambiarlo in meglio risulta quasi impossibile, specialmente se la mentalità della gente che lo abita resta incatenata e chiusa nella convinzione che l’equazione lavoro stabile+soldi=felicità sia l’unica possibile.
A lettura ultimata mi sono chiesta: è davvero la violenza la risposta alla corruzione e al degrado che ci circondano? È più incisiva una spranga agitata in aria con fare minaccioso di un’idea ben espressa?
Questo romanzo vi coinvolgerà e non sarà un’esperienza semplice. Posso solo consigliarvelo ma siate consapevoli che il viaggio che vi aspetta sarà brutale.
“Non posso fuggire e ricominciare per sempre, sento questa dicotomia di una parte che cerca la stabilità e l’altra che non vuole fermarsi, in nessun luogo, rifuggendo ogni legame immateriale e fisico. Che fare allora? Fermarmi e invecchiare con lo spettro dell’alimentazione in agguato o fuggire, fuggire sempre, non costruire nulla restando sempre alla ricerca di qualcosa?”
Nicole Zoi Gatto