Alexandria, città svuotata di tutti gli adulti, fa da sfondo alla storia di Sacred Heart, graphic novel d’esordio di Liz Suburbia, pubblicata in Italia da Eris Edizioni.
L’approccio a questa graphic è stato per me nuovissimo, non avendo mai affrontato prima una lettura di questo genere, e vi dico subito che non ha deluso.
Mi ha colpito innanzitutto l’impatto visivo. Le tavole, in bianco e nero, sono chiare e nette, i disegni sono marcati, e la storia che vi si racconta è perfettamente integrata ai tratti grafici, per un risultato che va sicuramente riconosciuto all’autrice come un grande talento.
Protagonista di Sacred Heart è Ben Schiller, una ragazza anticonvenzionale, dal carattere deciso e un po’ controtendenza. Ben è un’adolescente che vive le proprie giornate come il resto dei ragazzi che frequenta, tra feste e concerti rock, in uno scenario in cui è molto facile riconoscersi. Si confronta con problematiche diverse, dall’accettazione del sé al moto di indipendenza tipico di quell’età; dal rapporto conflittuale con sua sorella Empathy a quello strano vortice di attrazione e repulsione per l’altro sesso.
Tutte queste vicende, rese credibili da disegni che rappresentano la quotidianità – il cane che dorme, i calzini sporchi in camera, le scritte sul muro per strada –, si intervallano ad avvenimenti più inquietanti: in città si stanno infatti verificando degli strani omicidi, che coinvolgono coetanei di Ben, persone che tutti conoscono e che ad un certo punto muoiono. Chi è l’assassino? C’è davvero pericolo? Non sempre i ragazzi dimostrano di averne reale percezione, probabilmente perché ancora poco capaci di riconoscerlo.
La storia subisce un’accelerata imprevista in chiusura, ribaltando le certezze che si credeva di aver acquisito. Insomma, Liz Suburbia è stata in grado di sorprendere pur non ricorrendo a grandi salti mortali.
Ve la consiglio moltissimo!
Giovanna Nappi