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Come cenere a Vallaida, Stefania Rinaldi

Una famiglia come tante, una storia importante che ne sostiene le radici e che insegna ad andare avanti.

Come cenere a Vallaida è il secondo romanzo di Stefania Rinaldi, pubblicato da Bonfirraro Editore. Un romanzo che ci riporta una situazione spiacevole, disperata, quella della malattia che colpisce inesorabile una famiglia come tante, ma per farlo si affida al potere della storia, delle parole, delle passioni, senza cadere in rappresentazioni sterili.

Quella di Paolo è una famiglia felice, e come tutte le famiglie felici ha vissuto alti e bassi. Un alto è stato sicuramente l’amore fulminante per Viola, un incrocio di sguardi reciproco che non poteva che sbocciare in una storia d’amore. Un basso è stato sicuramente quando la loro figlia, Martina, ha deciso di lasciare il nido per volare dall’altra parte del mondo, in America, per inseguire il sogno di diventare una fotografa professionista.

Insieme a Paolo ci dirigiamo verso l’aeroporto: è pronto a riabbracciare sua figlia, che da troppo tempo non stringe a sé. Già sentiamo nei suoi confronti una sorta di empatia, l’ansia e l’urgenza di trovare le parole per rivelare a sua figlia cosa è successo a sua madre. Ma, contrariamente a quanto ci aspetteremmo, invece di assistere a quello che crediamo sia il nucleo del romanzo e di ritrovarci immersi nel tema della malattia e delle sue conseguenze, ci troviamo dinanzi una storia. Il racconto della storia di Paolo, che vuole finalmente rendere partecipe sua figlia di tutti gli avvenimenti che lui e i suoi genitori prima di lui hanno vissuto per arrivare a quel punto.

Torniamo indietro nel tempo, ripercorriamo le tappe fondamentali della storia della sua famiglia, chi era sua madre, cosa le capitò, che sogni covava sin da giovanissima; l’incontro con quello che sarebbe diventato suo marito, le difficoltà di un matrimonio non riuscito, la guerra e il fascismo. Riportare in vita quei ricordi è far rivivere quelle storie, come una fenice che risorge dalle ceneri. Vallaida, teatro scenario di tutte quelle storie, filo conduttore della famiglia sin dalle sue origini, torna prepotentemente ad essere protagonista, motore della vita delle persone che hanno calpestato quel palco. Le ceneri di Vallaida, che danno il nome a questo romanzo, rappresentano il luogo perfetto per raccogliere l’eco di quelle storie e rivelarle ad un orecchio pronto ad accoglierle.

Siamo di fronte ad una metafora di rinascita e di forza, in grado di affrontare le difficoltà perché a guidare ogni azione è l’amore e la passione. Paolo ha sempre amato l’Opera, ha sempre cercato di vivere la sua vita come se dovesse mettere in scena lo spettacolo teatrale più importante, e questo romanzo insegna a farsi guidare dagli ideali pur dinanzi ai problemi che la vita pone davanti. Se il subentrare di una malattia degenerativa significa dover fare i conti con un futuro incerto e mettere da parte la speranza di una vecchiaia assieme alla propria moglie in serenità, Paolo non demorde, cerca ogni giorno di rendere la vita di Viola, la sua anima gemella, speciale. E questo senso di piena consapevolezza di ciò che si è e di ciò che si vuole essere traspare dalle pagine di Stefania Rinaldi e dal suo protagonista, per il quale in fin dei conti proviamo affetto, ammirazione.

Giovanna Nappi

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