La comicità è uno dei tanti strumenti che un narratore ha a disposizione. A volte quello di cui si ride è la nostra civiltà malata. A volte quello di cui si ride è che non c’è proprio niente da ridere.
Con questa risposta lucida e precisa Nana Kwame Adjei-Brenyah, autore newyorkese di origini ghanesi, spiega quale sia il filo conduttore del suo lavoro: mostrare quanto la società in cui viviamo sia deviante e velenosa.
Nella sua raccolta di racconti d’esordio Friday Black, titolo che fa riferimento al venerdì nero che segue il Thanksgiving, pubblicato in Italia da Edizioni SUR (magistralmente tradotto da Martina Testa), l’autore non lascia spazio all’immaginazione. In un universo post apocalittico, ci si ritrova ben presto a fare i conti con discriminazione e violenza. Nel racconto di apertura “I 5 della Finkelstein” (che è anche uno dei miei preferiti), Emmanuel sarà costretto a modulare la sua Nerezza in base al contesto in cui si trova; più nerezza significa più possibilità di essere considerato pericoloso per la società e, cronaca moderna testimone, più predisposto ad essere accusato di crimini e reati anche mai commessi. E su questo elemento incalzerà l’autore, narrando di come in questo mondo affine al nostro ma proiettato in un futuro imprecisato, tanto distante quanto estremamente contiguo, un uomo bianco verrà dichiarato innocente per aver decapitato, con l’uso di una motosega, cinque bambini di colore rei di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato, in piedi davanti a una biblioteca (e non all’interno a leggere come membri attivi della società avrebbero fatto) con aria minacciosa, secondo il racconto del loro assassino che li ha considerati un pericolo per la sua famiglia.
“L’accusa non è riuscita a smentire che Dunn fosse un eroe intento a salvare i suoi figli da cinque mostri. Sembrano parole dure ma siamo onesti. Questa storia l’abbiamo già sentita. Un onesto cittadino bianco che ha lavorato tutta la vita viene messo in una situazione in cui è costretto a difendersi. E di colpo diventa un “razzista”. E di colpo diventa un “assassino”. Prima di prendere la vostra decisione, voglio che teniate a mente una sola parola: libertà.”
È la libertà il grande sogno americano, la possibilità di poter fare e realizzare della propria vita, ciò che si vuole. Ad ogni costo.
A scuola vado male perché a volte invece di imparare le cose penso dice il protagonista del racconto “L’Era”. In un mondo dove tutti sono ottimizzati e resi perfetti, lui che è un non-ottimizzato, deve fare i conti con la sua mediocrità, con quella costante sensazione di inadeguatezza. E non è forse questo che proviamo noi tutti oggi, in una società che ci vuole omologati e impeccabili in ogni aspetto della nostra vita?
Le voci che si susseguono nei racconti sono forti e sincere, consapevoli di ciò che le circonda, consce della degradazione morale e della profonda contraddizione che abita le loro esistenze. In “Zimmerland” la tematica della libera circolazione delle armi da fuoco, viene affrontato mostrando cosa potrebbe accadere se le frustrazioni di chi si arma, trovassero la giusta valvola di sfogo. Un’idea innovativa, pionieri nel campo della giustizia in tempo reale si definiscono i suoi creatori.
Un parco a tema, molto Westworld, nel quale chi entra può uccidere un ragazzo nero nel modo in cui preferisce, uccidere per finta, si intende (l’addetto al parco è protetto da una meccanotuta che attutisce il colpo). Meglio un addetto morto per finta in un parco giochi, che uno morto sul serio nella realtà. Perché è l’uccisione, l’atto in sé che viene bloccato, ma l’istinto omicida resta, sopito e pronto a risvegliarsi.
Tra sarcasmo e crudezza, dialoghi serrati e limpida logica, tutta la società americana e consumista viene messa sotto attacco.
In “Venerdì Nero” i consumatori intenti ad accaparrarsi al prezzo più conveniente il bene tanto agognato, vengono descritti come zombie affamati incapaci di articolare frasi di senso compiuto, in grado di esprimersi solo con versi e parole dette a scatti. La bava che li cola dalla bocca, l’acquolina che stimola in loro la vista del giubbotto tanto desiderato o del televisore ultrapiatto, di ultima generazione, non è un quadro troppo distante da quello che avviene nei nostri centri commerciali durante i saldi. E se la lettura di scene splatter e grottesche (come la bambina calpestata in questo racconto o il dialogo fra due feti mai nati e il loro padre di “Lark Street”) può mettere a dura prova gli stomaci più sensibili, le riflessioni che ne derivano, non possono che condurre alla disarmante presa di coscienza che, se non dovessimo porre un argine ad alcune abitudini comportamentali o ad alcune dinamiche sociali ormai già tremendamente radicate, un libro come questo potrebbe cambiare scaffale, diventando tutto fuorché fiction.
Una voce necessaria e acuta, che sicuramente continuerà a far parlare di sé. Un autore da tenere d’occhio, erede dei più grandi narratori della contemporaneità, in chiave originale, fresca e ironica, che non guasta mai.
I miei cinque racconti preferiti in ordine di gradimento:
1)Lark Street
2)Venerdì Nero
3) Zimmerland
4) I 5 della Finkelstein
5) Come vendere un giaccone secondo il Re dei Ghiacci
Nicole Zoi Gatto