Ogni gesto che compiamo, ha un senso quando viene recepito da chi ci circonda e assorbito come offensivo o premuroso, scontato o originale, quando cioè acquista un valore specifico.
Se ci limitassimo ad agire incuranti di quello che le nostre azioni potrebbero voler dire le svuoteremmo di significato.
Michael DeForge, rinomato nome di punta del fumetto canadese e famoso per la sua scelta di fondere il banale al folle, con il personaggio di Miss D protagonista del suo secondo e più lungo lavoro Brat pubblicato da Eris edizioni, unisce alla perfezione riflessioni profonde a ironia pungente.
Miss D con un atto eclatante, quello di cagare letteralmente in pubblico, è diventata famosa, la regina delle delinquenti, presente in prima pagina su tutte le riviste patinate, idolo di centinaia di persone. È sempre stata fiera del suo ruolo, ma con l’arrivo dei trent’anni, con quella costante sensazione di non sapere più che cosa inventarsi per essere ancora sulla cresta dell’onda, Miss D è paralizzata, pervasa da una grande sensazione di inadeguatezza.
In una società incentrata sull’apparenza e sulla fama, il vuoto interiore che la continua ricerca di primeggiare può provocare risulta devastante.
DeForge con un’operazione che considero assolutamente riuscita, snellisce il tratto dei disegni, li lima, rende essenziali e acerbi, infantili, per dare rilievo al tema, quello dell’insoddisfazione e della consapevolezza di non aver forse raggiunto il proprio posto nel mondo, concentrando le riflessioni del lettore non tanto sulla estrema bellezza delle vignette, quanto sul viaggio onirico nel quale si è condotti e nella totale distruzione dell’anima della povera protagonista, ormai caricatura di se stessa.
Colori piatti e privi di sfumature, proprio come colorerebbe un cielo o un prato un bimbo dell’asilo, lasciano il posto a sfondi bianchi, abbaglianti che fanno da contrappeso alle domande esistenziali che la protagonista si pone.
Un lavoro maturo, dissacrante, che porta a chiedersi quanto le azioni che compiamo per farci notare in un mondo che va sempre più verso l’omologazione, siano una nostra libera scelta, indipendente dal giudizio degli altri e quanto invece ogni nostra mossa nasconda semplicemente un latente desiderio di essere accettati, amati e capiti, nascondendo la nostra reale natura perché sì, a volte conoscersi veramente è conoscersi male.
Nicole Zoi Gatto