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Gita al faro di Virginia Woolf

Gita al faro di Virginia Woolf rappresenta una vera e propria esperienza di lettura.

Il libro, autobiografico, pone al centro la famiglia Ramsay, introducendoci all’interno delle mura della sua casa nel momento in cui il piccolo James freme dalla voglia di recarsi in gita al faro. Sua madre, la signora Ramsay, per non ferire il bambino, lascia spazio alla speranza; ma il tono perentorio e severo di Mr Ramsay toglie spazio alla gioia. Non si potrà andare al faro, l’indomani, a causa del tempo. Non resta che farsene una ragione.

Davanti ad un episodio piuttosto trascurabile, Virginia Woolf spalanca le fauci della coscienza umana. Ogni passaggio della storia, infatti, è un continuo flusso, costante e inesorabile, dei pensieri delle varie persone che trascorrono parte della propria esistenza sotto quel tetto.

Il dualismo tra uomo e donna è uno dei grandi protagonisti: Mr Ramsay è ambiguo, talvolta schivo ad ogni tipo di contatto umano, talvolta bramoso di conferme da parte degli altri; Mrs Ramsay è presente in tutta la sua essenza, invade gli spazi che abita contagiando chi la circonda. Sulla sua figura Virginia Woolf si sofferma moltissimo, al punto che dopo alcune pagine anche noi ragioniamo come lei: i moti di generosità nei confronti dei suoi ospiti, della cui sorte si preoccupa come se ne andasse della sua stessa vita; la dissimulazione dei sentimenti, di cui si serve per mantenere fermo il ruolo che le spetta; l’amore per suo marito, del quale riconosce la fragilità e di cui non può fare a meno.

Era pronta a credergli sulla parola, disse. […] Spesso aveva la sensazione di essere soltanto una spugna intrisa di emozioni umane. Lui diceva, Andate al diavolo. Diceva, Pioverà senza’altro. Diceva, Non pioverà; e all’istante si apriva davanti a lei un paradiso di certezze. Non c’era nessuno che venerasse altrettanto. Non era degna neppure di allacciargli le scarpe.

Il libro è suddiviso in tre parti: La finestra è confortante, popolata di gente, ma non è possibile abituarsi al ritmo perché la seconda parte subentra con forza, tanto breve quanto spietata. Ne Il tempo passa, il ritorno ai vecchi tempi è soltanto una chimera. Ogni cosa è cambiata, e non si può più tornare indietro.

Leggere Gita al faro è stata un’esperienza, come vi dicevo all’inizio. Bisogna essere pronti a cambiare prospettiva.

Giovanna Nappi

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