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Perché leggiamo: Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi

La straordinarietà di alcuni libri, rispetto ad altri, sta nella capacità di spiegarti alcune fra le cose più importanti al mondo. Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi mi ha spiegato perché leggiamo e perché dovremmo continuare a leggere.

Pubblicato per la prima volta nel 2003 (in Italia nel 2004), è ambientato a Teheran, dove una protagonista dichiaratamente estensione letteraria di Azar Nafisi insegna Letteratura all’università. Il paese raccontato vive tempi violenti, di sospensione e privazione della libertà d’espressione: temporalmente, ci troviamo infatti nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini del 1979, che aveva reso l’Iran una Repubblica Islamica e aveva imposto un sistema di potere pericoloso, basato – fra le varie cose – su un’avversione verso l’Occidente, in particolare verso gli Stati Uniti.

Il clima, realmente vissuto dalla scrittrice, che era cresciuta in una famiglia non estremista e anzi dalla mente aperta e liberale, si respira dalle prime pagine del romanzo. E ancor di più si percepisce attraverso le scelte di un’insegnante che deve decidere a cosa andare incontro in virtù del suo ruolo: insegnare, mantenere una cattedra, sottostare al regime rinunciando quindi all’essenza stessa del proprio insegnamento, oppure trasgredire, affermare la propria volontà rischiando grosso?

E’ questo un interrogativo che si ripropone ciclicamente all’interno del romanzo, e che mette il lettore alle strette: cosa faresti tu al suo posto? Saresti in grado di sfidare il regime pur di tener fede a quello in cui credi? A questa domanda, probabilmente, risponderò alla fine.

Torniamo al romanzo: un memoir, come dicevo, in cui Nafisi mescola fatti realmente accaduti a fatti d’invenzione che rafforzano però il ricordo e rimarcano i punti salienti della sua storia. La sua protagonista insegna letteratura inglese, o meglio, tenta di insegnare letteratura inglese, e si scontra sin da subito con l’avversione generale per tutto ciò che non sia previsto dalla religione islamica. La dissoluzione del mondo occidentale è concepita, anche all’interno della sua aula universitaria, come un demone che va combattuto ad ogni costo e che lei, strenuamente, continua a difendere.

Inizia così una riflessione profondissima sul concetto stesso di letteratura. Laddove l’esterno è pericoloso e violento, laddove a una donna qualunque viene impedito di leggere un romanzo come Il Grande Gatsby o Lolita perché considerato illegale, laddove esistono privazioni su ogni aspetto della vita e della cultura di un essere umano, la letteratura giunge in soccorso. Come un rifugio, in cui lasciarsi andare e “trasgredire” la regola. Ma anche come un processo in cui chiunque legge comprende qual è il suo posto nel mondo, proprio attraverso le storie in cui si imbatte.

La sua riflessione sulla letteratura è ciò che di più commovente ho letto in un romanzo: quando la letteratura è in grado di raccontare se stessa a questo modo si raggiungono livelli di bellezza ineguagliabili. Non solo la capacità di raccontare Nabokov come nessun insegnante ce lo ha mai spiegato, non solo l’acume di scavare a fondo la scrittura di Henry James, o di Jane Austen, non solo la lucidità di spiegare perché ameremo sempre Gatsby: Azar Nafisi ci insegna perché leggiamo e perché dovremmo continuare a leggere.

La letteratura non può essere considerata come un mondo-altro parallelo al nostro, in cui ci nascondiamo per assicurarci un momento di pace. I romanzi e tutti i libri devono diventare necessariamente armi da impugnare contro ogni violazione dei diritti dell’uomo. Ed è questo che comprendono le giovani donne che verranno accolte nella casa privata della loro insegnante. Messe da parte le prime dovute ritrosie, scoprono che immergersi nelle storie di Nabokov, Fitzgerald e degli altri grandi scrittori è essenziale per comprendere in che direzione si vuole andare, a cosa si è disposti a rinunciare perché si riesca a percorrere quella strada.

Azar Nafisi

Più che l’evoluzione della sua trama e la caratterizzazione dei personaggi, Leggere Lolita a Teheran è stato e sarà sempre una fonte d’ispirazione e di coraggio, che mi ha distrutto per poi ricostruirmi come lettrice ma prima di tutto come Persona. Un romanzo come pochi, ineguagliabile sotto ogni punto di vista.

Giovanna Nappi

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