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Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri di Daniele Germani

Per introdurvi a Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, scritto da Daniele Germani e pubblicato da Spartaco Edizioni, sono necessarie delle dovute premesse.

L’ambito contenutistico di questo libro è ben definito: la pazzia e la condizione dei “pazzi” all’interno dei manicomi. Prima della Legge Basaglia del 1978, i malati con disturbi psichici erano considerati irrecuperabili e socialmente pericolosi e per questo venivano allontanati dalla società, emarginati e rinchiusi nei manicomi.

All’interno dei manicomi, i pazienti subivano trattamenti disumanizzanti, in balia di carnefici incuranti della fragile condizione psicologica e anzi accaniti, spesso con violenza, nel punire ogni infrazione. Anche all’esterno dei manicomi la percezione nei loro confronti non migliorava: la società ha sempre guardato con diffidenza e disprezzo coloro che non potevano rientrare nella tradizionale definizione di “gente normale”, concedendo così ulteriore spazio alla diffusione di stereotipi e ignoranza.

Il lavoro portato avanti da Daniele Germani e confluito in Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri assume quindi tutt’altro significato rispetto al classico romanzo. Veniamo introdotti in una storia a tre voci: un Pazzo, una Donna ed un Uomo che raccontano la propria condizione in capitoli separati, almeno apparentemente. A tutti e 3 è data la possibilità di raccontare la propria vita e di analizzare, guardando in faccia il lettore, che tipo di problema li sta assalendo. Dal caso più estremo di un paziente che si trova rinchiuso in un manicomio proprio a cavallo dell’introduzione della Legge Basaglia, a quello intermedio di un Uomo che si ritrova davanti a momenti di sospensione del giudizio che lo portano quasi ad assentarsi da se stesso inseguendo i “brutti pensieri”, alla vicenda di una Donna che scopre di aver rinunciato alla sua stessa vita per svolgere doveri in nome dei quali non è più disposta a sacrificare nulla.

Le loro vicende si alternano in una triplice narrazione per arrivare, nella parte centrale del libro, ad un punto di rottura. A partire dalla metà del suo romanzo, Germani cancella le certezze che il lettore credeva di aver conquistato nella prima parte introducendolo in una realtà che non avrebbe potuto prevedere. L’ovvio senso di spaesamento iniziale lascia il posto però, quasi nell’immediato, ad un’altra consapevolezza: di aver compreso finalmente il libro che ha fra le mani e di aver compreso profondamente la storia di quel Pazzo, cosa ha subito, cosa ha attraversato e sta attraversando ancora.

Proporre, in un’opera di finzione, un argomento come quello della pazzia è un’arma a doppio taglio. Può rivelarsi pericoloso gestire un discorso come questo senza le dovute precauzioni. Ma Daniele Germani si è dimostrato capace di padroneggiare l’argomento, non tanto per l’esattezza dei dettagli e dei fatti, quanto per la scelta – ammirevole, a mio parere – di dare finalmente voce a coloro i quali per moltissimo tempo è stata negata questa possibilità. Una storia raccontata dal punto di vista del Pazzo, del malato, che inevitabilmente alterna momenti di lucidità a momenti di follia pura, ma che proprio per questo assume più veridicità, più spessore, più umanità, anche.

Più che da un punto di vista narrativo, che pure presenta i suoi punti forti soprattutto grazie alla struttura intricata della trama, è da un punto di vista etico e morale che Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri ha importanza.

Giovanna Nappi

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