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Risorgere di Paolo Pecere: la recensione | I Bookanieri

Risorgere è, tra i libri letti, uno dei romanzi più intelligenti e meglio scritti del 2019: non sto esagerando nell’esprimere in apertura un tale gradimento nei confronti dell’ultimo romanzo di Paolo Pecere, pubblicato da Chiarelettere nella seconda metà dell’anno appena concluso.

Risorgere di Paolo Pecere

Non è il primo approccio alla scrittura di Pecere, che d’altronde mi aveva già convinto con La vita lontana. La verità è che con questo romanzo entra nella top ten delle voci italiane contemporanee che più preferisco.

Ma partiamo con ordine: Risorgere è la storia di Gloria e Marco, che conosciamo nella situazione più estrema che si possa immaginare. Si trovano infatti sulle montagne himalayane, dove si sono diretti alla ricerca di Chen, padre di Gloria, dal quale sua figlia cerca risposte.

L’inizio della narrazione coincide con la conclusione del viaggio. A partire dalla fine, Pecere ci conduce nei meandri della mente umana, della società cinese, della storia comune, in un percorso scandito da molteplici coordinate temporali e geografiche.

Gloria è una musicista, soggetta alla precarietà del mondo del lavoro come generazioni e generazioni di giovani.

In parte invischiata dall’ambiente esterno, in parte ad esso allergica, incontra Marco a Berlino, dove da un po’ di tempo vive. Marco vive di una medesima insoddisfazione, che trova la strada per esprimersi in una sorta di dedizione quasi immediata a Gloria, della quale si innamora.

Inizierà così tra i due un rapporto d’amore del tutto sbilanciato e a tratti incomprensibile agli occhi degli altri, agli occhi del lettore stesso.

In questo disagio esistenziale diffuso, si inserisce il leitmotiv che segnerà il corso (o decorso della storia). Quasi a compensazione della precarietà della vita, si insinua in Gloria il bisogno di dare un senso a tutto ricomponendo una storia personale e familiare estremamente frammentaria.

Inizia così la sua ricerca di spiegazioni rispetto alla figura assente di un padre, Chen, appena conosciuto. Chen ha origini cinesi e alla sua ricerca Gloria parte, seguita da Marco.

Risorgere diventa così, quasi senza accorgersene, il pretesto narrativo per svelare a partire dal privato il pubblico, a partire dal personale il collettivo. Questo romanzo propone al lettore così tanti piani di lettura che coglierli tutti diventa quasi impossibile.

La disperata ricerca di una singola persona diventa la storia di un’intera popolazione, di una lotta in nome di ideali infranti in favore del dio denaro.

Già nel romanzo precedente Pecere aveva lasciato grande spazio al concetto di spiritualità e religione, ma in Risorgere il tutto è potenziato al massimo. Il dualismo tra materialismo e ricerca del significato profondo delle cose, la contraddizione insita tra ideali e ideologie.

Parallelamente assistiamo ad alcune delle descrizioni dei sentimenti umani, o di città come Roma, così commoventi che conferma la sensibilità stilistica di questo autore.

«I miei piaceri a buon mercato sono le linee dei palazzi spenti, le incisioni delle rotaie, i rami verderame e grigioargento, la musica in cuffia e gl’intervalli di silenzio, i suoni complessi di parole non pronunciate, i pensieri in cui pernottare: tutto ciò che sa di passato e possibilità irrealizzate.»

O ancora:

«Ma piano piano ho cominciato a capire. Il mio cuore è una vescica tremante. Il mio sentire è un puntino tremolante: un pazzo chiuso in cella che sbatte i pugni sulle sbarre della realtà. Ragiono a singhiozzo, mi arrabbio, dimentico le cose, cominciò da capo, con la testa in fiamme. Se continuo a parlare da solo è perché non sono buono a risolvere il problema. Una pianta, senza sprecarsi in chiacchiere, affonderebbe le radici e vivrebbe, semplicemente aspettando, collaborando con le altre piante.

L’Aquila che plana sulla scena vede bene il movimento della vita in quella che a me appare una desolazione. Invisibile e paziente, da qualche parte sopravvive il leopardo delle nevi, ignorando la fame, pronto a scattare al momento opportuno. La mia mente è un angolo ristretto e penoso. Una luce inutilmente accesa come quelle dei negozi chiusi.

Quel che mi distingue dagli altri viventi, infallibili nei loro atti ripetitivi, è la capacità di sragionare, d’improvvisare, di perdermi in congetture, d’immaginare di arrendermi o sognare un lieto fine del cazzo. Sono incapace di placare il pianto di bambino affamato e assetato che continua nella bocca chiusa dell’adulto.»

Ad accrescere ancora di più il forte impatto emotivo, una scelta narrativa intelligente e originale. Sebbene siano Gloria da una parte e Chen dall’altra i veri protagonisti del romanzo, Pecere affida il racconto ad altri due punti di vista, che si alternano per tutto il libro. Sono prima Marco e poi Liang, fedele compagno di Chen che avrà un ruolo determinante per le sorti di tutti.

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