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Letture brevi: Incendi di Richard Ford

Estate 1960, Montana.

Una famiglia si trasferisce a Great Falls sfruttando il boom petrolifero, in una zona situata all’inizio delle grandi pianure e su tre lati circondata da montagne colpite da numerosi incendi. Jerry, il capofamiglia, è un atleta nato. Così ci verrà presentato dal figlio, voce narrante della storia.

È un giocatore di golf professionista tanto che nella nuova dimensione che presto diverrà casa, insegnerà golf in un club del posto. È bravo in qualsiasi sport Jerry, dalla pallacanestro all’hockey.

Ma l’estate del cambiamento di cui leggeremo, è anche quella in cui Jerry perderà il lavoro e si troverà a fare i conti con un futuro incerto, un figlio adolescente da crescere e una moglie sempre più distante.

Una frase presente nelle prime pagine, darà un’impronta precisa a tutta la narrazione e non a caso sarà pronunciata da Warren Miller, uomo che ben presto si insinuerà nelle vite di questa tranquilla famigliola piccolo borghese:

“Certe volte uno deve fare la cosa sbagliata, magari solo per provare che è ancora vivo”.

E numerose saranno le scelte sbagliate da qui in avanti, vani tentativi di arricchire di senso la propria esistenza.

Una su tutti quella di Jerry che avendo difficoltà nel trovare un nuovo lavoro, deciderà di unirsi alle squadre di volontari impegnati nella lotta agli incendi boschivi.

“Il fuoco attrae l’uomo che vi si identifica” diceva Elias Canetti.

Ma in cosa si identifica Jerry?

Il fuoco nell’immaginario comune è assimilato immediatamente alla distruzione, alla fine della vita conosciuta fino a poco prima e a un nuovo inizio.

Ed è curioso come l’elemento che porterà ad una frattura nella vita di Jerry sia il fuoco, termine che deriva dal latino focus che significa focolare. Focolare come quello domestico che verrà spezzato dal viaggio del capofamiglia verso una nuova vita, una nuova vocazione.

Una decisione che scuoterà chi resterà a Great Falls, moglie e figlio.

Altra scelta sbagliata, quella di Joe, il sedicenne narratore e figlio, che deciderà di non raccontare al padre dei cambiamenti che stavano avvenendo in sua assenza nelle vite sua e della madre Jeanette. Voglia di proteggere il padre? O voglia di proteggere se stesso dalle possibili reazioni dei coinvolti nella rivelazione?

Anche la donna farà “la cosa sbagliata”. Poco dopo la partenza del marito, accantonerà l’idea di vivere come moglie e madre devota per inseguire la propria felicità, anche con un altro uomo e anche davanti al figlio. Non avrà bisogno di nascondere la sua scelta; sarà esplicita, sfacciata, estremamente umana e perciò egoista.

“La verità è che non c’è mai nessuno che voglia la tua felicità, tutto qui.” Scosse la testa, come se la cosa fosse quasi buffa. “Tutto qui. Ognuno vuole solo la propria, di felicità. Se sta bene anche a te, allora le cose vanno a gonfie vele. Se no, peggio per te. È una regola importante” aggiunse. “È la chiave di tutto”.

Non importa se di mezzo ci sono affetti familiari, legami che dovrebbero essere viscerali e imperituri, quando l’uomo prende consapevolezza del proprio destino, fondamentalmente di sofferenza, decide di fare di tutto pur di essere felice, mettendo da parte figli, moglie, marito, promesse e giuramenti.

Ma nessuno è in grado di comprendere il perché delle proprie azioni, cosa le ha scatenate né quali possano essere le conseguenze derivanti da azioni sconsiderate; inutile perdersi in facili moralismi.

L’obiettivo ultimo di ogni essere vivente è la felicità, da conseguire a ogni costo.

Nicole Zoi Gatto

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