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Lo scioglimento dei ghiacci di Valerio Cruciani

Quando si parla di porno si tende a ragionare per luoghi comuni e banalità.

Il mondo del porno: pregiudizi e stereotipi

Il cinema per adulti e chi lavora al suo interno sono un argomento tabù. Non si parla quasi mai in maniera esplicita di sesso e piacere (specialmente femminile); sono tutt’oggi considerati aspetti marginali della vita di ognuno di noi. Il sesso è ancora percepito come qualcosa di cui vergognarsi: tutti lo fanno ma non se ne parla. Questa consuetudine ha intensificato una serie di preconcetti di difficile alterazione.

Le donne e una sessualità da nascondere

Le donne, soprattutto nell’universo posticcio del porno, vengono trattate come oggetti a uso e consumo del desiderio maschile.

Una nuova prospettiva

Come reazione al movimento #MeToo e alle continue notizie di abusi sessuali, violenza di genere ed episodi di revenge porn, negli ultimi anni è aumentata la produzione di serie tv focalizzate sulle donne e sul loro vissuto. Finalmente l’attenzione passa dal violentatore al violentato, esponendo gli ingranaggi di un sistema malato, che confonde corteggiamento e sopruso. Sul consenso e sulle conseguenze di atteggiamenti tipici di uomini dalla mascolinità tossica, incapaci di accettare un rifiuto, mi vengono in mente prodotti come I may destroy you, I hate Suzie, The Morning Show, fino ad arrivare a un film di prossima uscita, Promising young woman. Dalla serialità, questa attenzione è passata alla letteratura.

Le conseguenze di una scelta: preconcetti e gelosia

Un esempio in tal senso è il libro Lo scioglimento dei ghiacci edito edizioni Ensemble di Valerio Cruciani.

L’autore riprende alcune di queste tematiche e prova a raccontare la storia di una donna, ricercatrice, madre, moglie, che decide, senza un apparente motivo, di girare un film porno. Questa sua doppia vita, le scene hard in compagnia di tre uomini, la liberazione derivante dall’aver preso una simile decisione, la riappropriazione del corpo e della sessualità saranno presenti in una narrazione filtrata dalla rabbia di Luciano, marito della donna. La scoperta del film hard, il realizzare quanto poco conoscesse Roberta, la moglie, genereranno un turbinio confuso di emozioni contrastanti. Da un lato Luciano è sconvolto ma attratto dalla natura peccaminosa di Roberta, dall’altro ne è disgustato. Disgustato come può esserlo un consumatore abituale di porno, un uomo cresciuto in un mondo che distingue le donne in due tipologie: la santa e la peccatrice, che mai si fonderanno e potranno equivalersi. Chi vuole avere accanto una sgualdrina? Bisogna tenere a mente che nel corso della lettura, i ragionamenti del marito ferito saranno esasperati e spesso ci faranno storcere il naso, così come la presenza sfumata, accennata della moglie.

Attorno alla coppia ruoteranno personaggi che sono, a vario titolo e con diversa intensità, legati a Roberta: dagli ex compagni di scuola, al parroco della chiesa che frequentava da ragazza, dai genitori di lei, ai colleghi di lavoro, in un miscuglio, a volte confuso, di opinioni, luoghi comuni e discorsi giudicanti.

Lo scioglimento dei ghiacci è metafora di una volontà di ribellione; Roberta vuole abbandonare le vesti di donna succube del marito, vittima di una carriera accademica ordinaria seppur soddisfacente, per abbracciare l’imprevedibile, l’istinto, l’irrazionale.

Nel libro si susseguono temi che si intrecciano e confondono generando non poca confusione. C’è la violenza sulle donne, la gelosia (e violenza) malata di un marito che si sente tradito, il pregiudizio legato alla natura stessa della donna che fatica a essere percepita amante, il consenso, la libertà di espressione sessuale. Ogni argomento trova spazio in poche pagine, in un romanzo a metà tra il dramma umano di un marito e quello familiare di disgregazione di un matrimonio basato sulla menzogna.

Manca Roberta. In un libro con così tanta carne al fuoco, che vuole affrontare gli stereotipi dietro il porno tramite la scelta coraggiosa e liberatoria di una moglie, e madre, avrei preferito un coinvolgimento maggiore di quest’ultima nell’intera narrazione. Sicuramente la trama può risultare originale, e qui si percepisce la natura di sceneggiatore di Cruciani, ma lo sviluppo non mi ha convinta quanto avrei voluto. In alcuni punti il tessuto narrativo cede, e le scene sembrano concluse in modo sbrigativo. L’alternanza della prima persona narrante (Luciano e oggetti inanimati) e la terza persona onnisciente avrebbero potuto funzionare se le diverse sezioni fossero state ampliate e arricchite di particolari. Avrei voluto conoscere ogni sfaccettatura della psiche di Roberta, un personaggio accennato ma poco robusto.

Sembra ancora troppo il libro di un uomo che parla di una donna e delle sue scelte senza, però, averle comprese davvero.

È sicuramente una lettura diversa, che apre a livelli interpretativi plurimi e che può incuriosire. Non posso che affermare, però, che una riflessione a più ampio spettro sulla psicologia femminile, sulla lotta interiore di una donna ferita dalla società maschilista e patriarcale in cui vive avrebbero donato al romanzo un respiro più inclusivo e un’analisi più completa di un fenomeno ancora poco indagato.

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