Il Gruppo di Batignolles fu l’unione di un gruppo di artisti fra il 1869 e il 1875 da cui scaturirono le prime idee che portarono alla nascita dell’impressionismo. Si raccolsero periodicamente attorno ad Édouard Manet, nel quartiere di Batignolles, a Parigi, dove lo stesso Manet aveva il suo studio. Il gruppo si ritrovava nel Café Guerbois, ed era costituito dallo stesso Manet, da Auguste Renoir, Alfred Sisley e Frédéric Bazille. Si univano a costoro, saltuariamente, Camille Pissarro e Edgar Degas, il mecenate e critico Edmond Maître, lo scrittore Émile Zola e il fotografo Nadar. Le loro conversazioni e discussioni costituirono in realtà fecondi scambi di idee e di teorie per riuscire a superare la pittura accademica che ancora dominava. E fu proprio da questo discutere ed elaborare idee che si mossero i primi passi verso l’impressionismo.
In questo clima si inserisce Berthe Morisot, grande pittrice e musa di Eduard Manet, che nel 1873, nonostante le proteste dello stesso Manet, decide di partecipare alla fondazione della “società cooperativa di pittori, scultori e incisori” a cui aderiscono, tra gli altri, Monet, Pissarro, Renoir, Sisley, Degas. La loro prima esposizione viene inaugurata nel 1874 nell’atelier del fotografo Nadar al 35 del boulevard des Capucines e comprende più di 160 tele, di cui 10 della Morisot.
Sul quotidiano satirico Le Charivari, un pennivendolo di nome Leroy aveva voluto stroncare l’esposizione intitolando il suo pezzo “La mostra degli Impressionisti”, ispirato proprio da un quadro di Monet, Impressioni, sole nascente. Leroy non sapeva che nonostante il suo disprezzo, avrebbe coniato il nome di uno dei più grandi gruppi di pittori di sempre. Berthe Morisot compresa.
Gli impressionisti sarebbero diventati per Berthe una seconda famiglia. Come la pittura la sua vocazione. Per Berthe Morisot il dipingere veniva prima più di qualsiasi altra cosa.

Nel romanzo di Adriana Assini, Berthe Morisot. Le luci, le ombre, la pittrice ci viene descritta come una donna forte, sempre pronta a tener testa alla sue convinzioni, dedita al lavoro, dallo sguardo «vibrante, tempestoso, ambiguo, affascinante. Vivo». La Assini ci racconta la vita di Berthe, da musa di Manet a donna pittrice, sino alla sua morte. Berthe, insieme alle sorelle, dipingeva nel giardino di casa e fu in quella nuova abitazione che nacquero alcune delle opere presentate al Salon des Refusés del 1865 dove incontrò per la prima volta Manet e ne nacque il famoso sodalizio artistico. Potente nella sua vita il loro legame, una profonda amicizia che ha fatto credere a molti che tra loro ci sia stata una storia d’amore intensa e tormentata.
Berthe Morisot era una donna dalle mille sfaccettature, dal carattere austero, che ha da sempre lottato per imporsi nel panorama artistico della Parigi di metà ‘800. Adriana Assini accenna anche al suo difficile rapporto col cibo, ai suoi dubbi sul relazione con Manet, al suo amore celato e alla consapevolezza di un affetto che sarebbe andato oltre qualsiasi cosa. Oltre anche alla decisione di sposare il fratello di Edouard, Eugene Manet. Neanche la maternità le impedì di continuare a dipingere e a battagliare con i suoi amici impressionisti per esporre le loro opere.

Berthe dedicò molte tavole a scene di quotidianità e atmosfere femminili, puntando sempre l’attenzione a scavare nel cuore dei suoi soggetti. E a dosare i colori e la luce con una padronanza mai vista prima. Scrive Gustave Geffroy: “Nei quadri di Mme Berthe Morisot le forme sono sempre vaghe, ma una strana vita le anima. L’artista ha trovato il modo di fissare sulla tela i riflessi cangianti e le luminescenze che compaiono sulle cose e nell’aria che le avvolge .. il rosa, il verde pallido, la luce vagamente dorata, cantano con un’armonia indescrivibile. Nessuno ha mai rappresentato l’impressionismo con un talento più raffinato di questo e con un’autorevolezza maggiore di quella di Mme Morisot”.
Incarnò i caratteri di novità dell’Impressionismo: amava dipingere en plein air, all’aperto, studiando la luce e modulandola nei suoi mutamenti, adottando un tratto sciolto, spontaneo e quasi improvvisato, restituendo un senso di leggerezza e libertà, di delicatezza e intimità. « Voi siete l’ombra, mia cara Berthe, ma la vostra pittura è pura luce».
Adriana Assini riesce a imbastire un romanzo attento, ricco di storia e particolarità sui più grandi artisti di metà ‘800, a raccontarci le loro vicende, la guerra, le ostilità ma anche l’amore per la pittura, per la vita. E riesce con maestria a donarci un ritratto di Berthe Morisot, la più grande pittrice impressionista.