Qualcuno dovrà pensare ai rettili di Walter Comoglio, pubblicato da Eris edizioni, è un racconto lungo che fa parte della collana I Tardigradi, Nuova Biblioteca del fantastico, una collana appunto sulla narrativa fantastica che mina la “narrazione ordinaria del reale”.
Del resto, come dice sempre Alessandra Minervini, il fantastico è una prospettiva d’autore, e in questo racconto tutto è fantastico. La storia, il linguaggio, il protagonista e l’ambiente in cui si muove, Rovellana, un comune di trecento anime nel vercellese. Soprattutto è fantastico quel velo di grottesco che pian piano ricopre l’ecosistema di Rovellana, quasi a sigillarlo del tutto dal resto del mondo esterno.
Qualcuno dovrà pensare ai rettili si apre con una premessa insolita, a Rovellana, un’ordinanza ha stabilito che i non residenti devono fare domanda al sindaco per poter entrare nel territorio comunale. Il protagonista, il giornalista Nicoli, viene subito attirato e affascinato da questa insolita procedura, per cui decide di procedere all’invio di tutta la documentazione per avere il pass per entrare a Rovellana. Il lettore ha quindi l’impressione nella prima parte del racconto che si tratti di una ricerca giornalistica. Anche lo stesso stile del racconto ne assume il taglio. Pian piano però Comoglio devia e quel grottesco di cui parlavo, quel vero di oscuro, si poggia lentamente per sedimentarsi e lasciare un senso di soffocamento nel chi legge. La scrittura stringe e rinchiude il lettore all’interno di Rovellana, così come lo è Nicoli.
Nicoli una volta entrato a Rovellana ha modo subito di conoscere alcuni dei cittadini più vista, come il dottor Rughini, medico del paese, o il sindaco Martin. Il sindaco gli spiegherà che la scelta del pass è usata come deterrente contro la criminalità. Fin dal primo momento in cui Nicoli mette piede a Rovellana e viene condotto al bar del paese, si intuisce, si sente a pelle che c’è qualcosa che non va. Comoglio riesce a seminare un senso di adeguatezza che si impossessa delle pagine man mano che la storia prosegue. Proprio l’atteggiamento quasi minaccioso di chi ci abita, quell’ansia sociale legata alla criminalità, stridono con un paesino che sembra in apparenza tranquillo. Il sindaco Martin appare con la sua combriccola che lo affianca sempre, il burattinaio di Rovellana che ne dispiega i fili.
Rovellana ha perso la speranza, le fabbriche hanno chiuso, e i suoi cittadini sono rimasti vuoti e senza direzione. Per questo Martin ha creato un nuovo nemico, qualcuno da odiare, per dare un nuovo sogno a chi era rimasto senza. Tutti gli abitanti di Rovellana hanno quindi un avversione verso la criminalità che dal di fuori può entrare e minacciare il loro territorio. È straordinario come il senso di appartenenza diventi in questo caso deleterio per una popolazione che ha perso la lucidità.
La storia quindi da indagine giornalistica, si trasforma in qualcosa di più oscuro, un mistero che avvolge Rovellana. Nicoli si ritrova in una situazione che non riesce a mettere a fuoco, spaesato da strani personaggi, indizi connessi a dei rettili e una realtà che si va disgregando sempre di più. Il finale del racconto è un fulmine a ciel sereno, è un colpo di scena che lascia il lettore senza parole, e dà una degna conclusione alla storia di Nicoli e alla sua indagine. È lo spiegamento perfetto a quel mistero che si è infittito nella pelle fin dal primo istante. Qualcuno dovrà pensare ai rettili è un racconto fantastico che convoglia una scrittura lucida, precisa e chirurgica con una storia insolita e ammaliante.
Questa campagna all’alba non è lieta all’occhio, scruta l’uomo che le si avvicina, lo ingloba e non gli lascia nulla su cui fantasticare.
Nessuno è al sicuro a Rovellana, nemmeno chi legge.
Ilaria Amoruso