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I Sopravvissuti di Hurricane

Irriverente.

Originale.

Dissacrante.

Colorato.

Intelligente.

Sincero.

Se mi chiedessero di descrivere il nuovo fumetto di Hurricane, all’anagrafe Ivan Manupelli e edito Eris Edizioni, penso proprio che userei questi sei aggettivi.

Irriverente primo su tutti perché l’universo a colori, acceso, quasi accecante per la forza della tavolozza usata dal fumettista, rappresenta il mondo nel quale viviamo con una schiettezza e accuratezza sorprendente.

L’opera raccoglie sia materiale inedito che strisce pubblicate sulla rivista Linus con un finale della serie differente e numerosi riferimenti ai maestri dei fumetti come Schulz e Jacovitti.

Leggendolo mi sono sentita catapultata in mondo alla rovescia folle.

Avete presente i mercati rionali, quelli dove sono presenti tutti i tipi umani, a volte talmente esagerati nei gesti da risultare macchiette, caricature di se stessi?

Ecco, “I Sopravvissuti” mi ha fatta sentire parte di quel mondo lì, fatto di eccessi, confusione e bizzarria.

I personaggi protagonisti dei diversi episodi narrati possono facilmente essere assimilati a quella categoria di persone che per vivere sfrutta, usa e, senza scrupoli, tradisce.

Sono dei parassiti. Dei disperati. Degli inetti.

I nuclei narrativi ruotano attorno a Omino & Tacchino, strana coppia di coinquilini nella quale il volatile incapace di prendere il volo non fa altro che denunciare l’altro, reo di essere disoccupato, soltanto per avere dei buonipasto.

A lui si affiancherà presto una fidanzata arrivata per posta, racchia e appiccicosa, Pangocciole che darà vita a scenette estremamente divertenti.

Poi c’è la famiglia Varnelli con capofamiglia vigliacco e privo di coscienza che si fingerà morto per scampare ai suoi debiti, la moglie che non perde occasione (giustamente anche se eccessiva a tratti) per dargli addosso e il figlio, uno dei miei personaggi preferiti (devo ammetterlo, mi sono rivista in questa sua vecchiaia intrinseca, fatta di imprecazioni e insofferenza) che si diverte a immaginarsi 85enne.

Quindi avanti tutta con sketch nei quali se la prende col governo, passa le giornate a osservare l’avanzamento dei lavori di un cantiere, gioca a nascondino ripensando a come si mimetizzava in guerra. Assolutamente geniale.

Infine l’alunna Ritalin, il ricco e spocchioso Pancrazio e il cane Agonia, tutto infarcito di cliché che portano all’esasperazione atteggiamenti dei personaggi di per sé già indisponenti.

La parodia della nostra società, la critica sociale fatta alla realtà di consumismo nella quale viviamo, a quella fatta di apparenze, lotta estrema per la sopravvivenza, talmente estrema da privare i personaggi di ogni forma di empatia, solidarietà e coscienza, fa riflettere e pone il lettore davanti a un quesito: tutto ciò che sto leggendo è davvero distante da ciò che vivo quotidianamente? È tutto davvero estremizzato o siamo già diventati la caricatura di noi stessi?

Diventerà senza dubbio un classico del grottesco come afferma Daniele Luttazzi e io non posso che raccomandarne la lettura.

Per essere un po’ meno indifferenti e sempre più coscienti.

Nicole Zoi Gatto

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