“Nella prima parte della mia vita, non ho mai scelto da sola quello che desideravo. Mia madre ha deciso l’abito per il mio ballo da maturanda, e poi la metà delle studentesse del corso indossavano abiti assolutamente identici. Mio padre stabilì che dovevo iscrivermi a economia, perché è una professione seria. (…) L’astrologia è stata la prima cosa che ho scelto da sola.”
Quante donne si sono sentite come Radost, ospiti della propria vita, spettatrici di un’esistenza già delineata dai propri genitori, o in seguito, dai propri compagni/mariti. Chissà quante hanno provato la sensazione di essere incapaci di controllare realmente in che direzione andare, quali scelte prendere e soprattutto come fare per essere felici.
Di decisioni, consapevolezze, autodeterminazione e indipendenza parla il libro di Ina Vălčanova, giornalista, traduttrice, e scrittrice bulgara nel suo ultimo lavoro L’isola del crollo tradotto da Daniela Di Sora per la edizioni Voland.
Non sono una grande amante dei punti di vista plurimi in una lettura, ma la decisione dell’autrice di dare voce a due protagoniste a capitoli alterni, con una scelta editoriale coerente che differenzia anche graficamente le due narrazioni, rende il ritmo della storia molto più serrato e veloce. In aggiunta, permette al lettore di entrare a fondo nelle vite delle due donne, sentendosi parte del tutto, percependone disagi e dubbi.
Radost e Asja hanno più punti in comune di quelli che, a primo sguardo, sembrerebbe.
La prima rivoluziona la sua vita decidendo di scegliersi: si rimette in forma, si dedica all’ astrologia, a sé. La seconda, provata da una relazione tossica con un uomo alcolizzato e burbero, fugge da Sofia per rifugiarsi in un’isolotta della Croazia ospite del suo ex marito e della sua attuale compagna.
Tutte e due danno un taglio col passato. Lavorano nello stesso ufficio, sono coetanee, nate a un mese esatto di distanza. “Avrei potuto essere lei” dice Radost, e questa speranza accompagnerà il racconto fino a realizzarsi, seppur parzialmente.
Saranno le stelle e il Destino a giocare un ruolo fondamentale nell’evoluzione degli eventi: Radost è convinta dalla lettura del quadro astrale di Asja, che lei stia per correre un pericolo e cercherà di avvisarla in tutti i modi, non prevedendo quanto la sua scelta, avrebbe condizionato le rispettive vite. Vite che si fondono, che si parlano e si invertono; una lucida analisi di quella età di mezzo in cui si pensa/spera di aver raggiunto una quasi totale realizzazione personale, e invece ci si scopre infelici, insicuri, desiderosi di una ripartenza, di un nuovo inizio.
“È provato, e ognuno di noi lo sa dal profondo del suo cuore: le cose accadono in serie. E allora noi diciamo – destino. E sembra che il Destino non agisca di continuo ma appaia di tanto in tanto per riversarsi sulla tua testa.
Invece il Destino agisce di continuo, ovviamente, e i periodi vuoti in cui non succede nulla fanno comunque parte del Destino. Costituiscono la parte più lunga di ogni vita umana, e qualcuno sostiene anche la più felice.”
È una lettura che accompagna con leggerezza e celata ironia, intelligenza, perfetta per qualsiasi tipo di lettore. Permette riflessioni e immedesimazione, ma non sconfina in banalità.
E permette a tutti di ricordare che noi siamo l’unica cosa da scegliere, che non dobbiamo sottostare al volere degli altri solo perché crediamo sia la soluzione più semplice per combattere le nostre indecisioni.
“Io controllo questo mondo e io l’ho creato”.
Nicole Zoi Gatto