Perché ogni attesa ha dentro di sé non soltanto l’angoscia e la mancanza, ma anche il momento di felicità del proprio annullamento, la possibilità di essere un presente senza coscienza.
Un pendolo tra l’ansia del futuro non ancora giunto e la godibilità del momento presente. Andrea Köhler parla in questi termini dell’attesa, nucleo centrale del libro L’arte dell’attesa, edito add editore.
Perché l’attesa possa essere raccontata, è necessario servirsi di contaminazioni vastissime: soltanto attingendo alla filosofia, alla scienza, alla letteratura, al cinema, alla musica, è possibile affrontare un discorso ad ampio respiro sull’argomento.
Veniamo quindi calati all’interno della psicologia umana, veniamo posti di fronte a scenari in cui non possiamo non esserci trovati innumerevoli volte.
Una delle attese più tipiche è l’attesa del proprio amante, che ha il gusto dell’angoscia, del dubbio incessante, delle domande senza risposta. Un’attesa che assume connotati femminili, soprattutto grazie a quella parte di letteratura che amiamo. Come non pensare a Madame Bovary e all’attesa della sua passione travolgente? O a Penelope e alla sua tela, che fa e disfa allo stesso modo in cui si fa e disfa il racconto del ritorno di Ulisse?
Se attesa vuol dire incertezza, vuol dire anche consapevolezza. L’incertezza che il nostro partner arriverà è la sine qua non per il nostro amore.
Io che amo sono sedentario, immobile, a disposizione, in attesa, sempre nello stesso posto, in giacenza, come un pacco in un angolo sperduto d’una stazione.
Raccontare l’attesa degli uomini è raccontare quei luoghi, o quei momenti, che li rappresentano. Una stazione desolata, un pomeriggio di afa meridionale. Tutti questi riferimenti sono così evocativi che provare a descriverli sarebbe un’impresa impossibile.
L’autore prosegue attraverso citazioni e intermezzi, che sono lì a testimoniare la nostra «sconfitta rispetto al tempo». Ma non soltanto. Se nello stato d’attesa ci ritroviamo come sospesi, d’altra parte ci sentiamo come appagati di qualcosa di cui non siamo entrati ancora in possesso. Quello di cui Köhler ci parla è quel senso di appagamento che crediamo di meritare quando aspettiamo. Un appagamento per la nostra pazienza, fatto – questo – che rivela moltissimo su di noi.
Oscillare tra molteplici stati d’animo è ciò che caratterizza chi aspetta, e ogni metafora apportata all’interno di questo saggio è una eccellente dimostrazione che ogni aspetto della vita è permeato dall’attesa.
Attraverso incipit letterari, fotogrammi di pellicole cinematografiche e racconti di miti e fiabe, Andrea Köhler ci riporta ad un momento che in quanto tale è e resterà sempre irripetibile, ma anche inconsistente, impalpabile.
Per la cura avuta nella scelta di ogni parola, per la sua struttura ossea, per i riferimenti noti e quelli scoperti leggendo, non posso non consigliarvi questo libro.
Giovanna Nappi