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La fine dell’estate di Serena Patrignanelli

In un quartiere ridotto alla fame e alla povertà, in una delle loro esplorazioni Pietro e Augusto ritrovano, quasi nascosta fra la sterpaglia, un’automobile, bene più unico che raro di quei tempi. E’ così che si apre la storia raccontata da Serena Patrignanelli in La fine dell’estate, edito NN Editore. Ai due ragazzi balena per la testa un’idea geniale: mettere in moto quell’auto, in un modo o nell’altro, e servirsene per riscattare se stessi dalle sorti di quel quartiere che sta pian piano morendo.

Il romanzo è costellato da moltissimi personaggi, che l’autrice nobilita dal primo all’ultimo dedicando loro il giusto spazio.

Augusto è sicuramente protagonista, eroe inconsapevole del percorso più importante della storia. I suoi momenti riflessivi sono ciò che di più poetico leggiamo: i suoi dubbi, la sua razionalità compromessa dalla contingenza dei tempi, la scoperta dell’amore e del tradimento. Tutto svela la sua fragilità e la sua forza, l’animo nobile che lo contraddistingue.

Lo spazio dedicato al suo rapporto con Pietro è toccante, svela i lati peggiori e migliori dell’amicizia, lasciando al lettore un senso di appagamento nel corso dell’intera lettura.

Anche i personaggi secondari possiedono una caratterizzazione che colpisce. Su tutti quella di Sorchelettrica: una prostituta eccentrica, ma prima di tutto una madre legata a suo figlio, una donna dall’umanità grandissima, che tocca il cuore per un destino ingiusto, come ingiusti sono i tempi che vivono i protagonisti de La fine dell’estate.

Patrignanelli ci descrive una società che sembra svuotata di tutti gli adulti, figure talmente scialbe che non hanno nessun peso sui ragazzini del quartiere.

Al di là del “rastrellamento” delle forze militari contro gli uomini del paese, portati via improvvisamente, i bambini sono sin dall’inizio autosufficienti, non hanno bisogno delle attenzioni genitoriali, al punto che anche davanti alle partenze delle madri, che vogliono ritrovare i propri coniugi portati chissà dove a causa della guerra, loro non sono scalfiti dall’imminente realtà della solitudine, dal vuoto di una casa disabitata.

La fine dell’estate è un romanzo con alti e bassi, che alterna momenti di ilarità e di ingenua scoperta del mondo a momenti di grande drammaticità, che spiazza proprio perché sono vissuti dal punto di vista di un bambino.

La guerra è presente nella sua “grandiosità” solo in sporadici istanti della storia, ma nella maggior parte del tempo la si percepisce più che altro nelle mancanze che lascia: il cibo che manca, i tombini chiusi dove non poter più addentrarsi per giocare assieme agli altri ragazzini, i mezzi pubblici che non circolano più.

La trama sottesa alla storia, che di per sé avvince (il ritrovamento dell’auto, i tentativi di rianimarla per rendere più reale il sogno di due bambini), è il pretesto per raccontare uno spaccato di mondo crudele, ma comunque in grado di far germogliare bontà, generosità, amicizia.

Giovanna Nappi

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