Circa un mese fa, in Texas si è assistito a un fenomeno sorprendente: le temperature sono scese sotto lo zero lasciando senza elettricità milioni di persone. La straordinarietà dell’evento ha portato gli abitanti – poco abituati a un clima così rigido, neanche in inverno – a ricorrere ai riscaldamenti, creando uno squilibrio tra la domanda e la capacità erogabile dal sistema elettrico.
Le immagini del gelo e delle soluzioni di fortuna adottate dalle persone hanno fatto il giro del mondo, ma probabilmente non avranno sorpreso un certo scrittore americano. Stiamo parlando di Don DeLillo, tra le firme più riconosciute del panorama letterario statunitense e non solo.
DeLillo ha pubblicato, proprio negli ultimi mesi, un libro che ha destato chiacchiere a destra e sinistra: Il silenzio. Un libro minuscolo, da “consumare” in poche ore, ma molto significativo alla luce dei fatti.

Quando si tenta l’impresa di raccontare una realtà post-qualcosa, il rischio di cadere nella banalità da un lato o nell’esagerazione dall’altro è dietro l’angolo. Perciò, quando ho letto la trama di Il silenzio di DeLillo e ho visto che era ambientato nel 2022, post-Covid – appunto – ho dubitato dell’efficacia dell’opera.
Non avendo mai letto prima nulla di suo – ammissione amara ma necessaria – non avevo altri pregiudizi se non quelli naturali di un lettore che si approccia alla materia letteraria.
Il silenzio racconta di alcune persone – cinque, per la precisione – che stanno per riunirsi in occasione di uno degli eventi più seguiti negli States, il Super Bowl. Da un lato ci sono Jim Kripps e sua moglie Tessa Berens, in volo verso New York. Dall’altro, a New York, li attendono una coppia di amici, Diane e Max, in compagnia di un ex studente di Diane fissato con Einstein.
Durante il viaggio aereo, qualcosa inizia ad andare storto: prima delle interferenze, poi delle vere e proprie turbolenze che costringono il pilota a un atterraggio fortuito.
Parallelamente, nel salotto dove si trovano gli altri, comodamente seduti sul divano a chiacchierare e guardare la TV, l’elettricità smette di funzionare, gli schermi diventano neri, subentra il silenzio, appunto.
Ma cosa è successo? Le teorie abbondano, nel tentativo di spiegarsi l’inspiegabile. Che non si possa più guardare uno show televisivo, consultare le mail sul proprio smartphone, addirittura usare una metropolitana per spostarsi ha dell’incredibile. E, all’apparenza, lo è.
Eppure – e qui si intravede il genio di DeLillo – non dovrebbe essere così sconvolgente. Non per gli abitanti di un pianeta che stanno spremendo all’inverosimile le sue risorse, non per quelle persone iperconnesse a ogni ora del giorno e della notte.
«Nessuno vuole chiamarla Terza guerra mondiale, ma è di questo che si tratta» dice Martin, l’amico di Diane. Si tratta veramente di questo? Dobbiamo rassegnarci a una vita intermittente, soggetta all’andamento scostante di beni che riteniamo a tutti gli effetti essenziali?
Che la risposta sia positiva o negativa, in questo momento poco importa. Il silenzio di DeLillo, con quella scrittura a sua volta intermittente, quasi epilettica, lascia intravedere una realtà plausibile, che in maniera ostinata cerchiamo di respingere perché le conseguenze potrebbero essere inimmaginabili, o perché assumersi la responsabilità delle nostre azioni è un prezzo che non siamo ancora pronti a pagare.
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Giovanna Nappi