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I Giovanissimi di Alessio Forgione – I Bookanieri

Giovanissimi è l’ultimo romanzo di Alessio Forgione, che nel 2020 torna in libreria sempre in casa NN Editore per una nuova storia.

Giovanissimi Alessio Forgione

È la storia di Marocco, all’anagrafe Marco, un ragazzino come tanti altri: trascorre le sue giornate tra i banchi di scuola, i campi di calcio e casa sua, dove vive con suo padre. È giovanissimo, appunto, un po’ insofferente alla vita un po’ alle regole – come tutti i suoi coetanei –, un po’ annoiato dalla routine del quartiere.

Quando Forgione inizia il suo racconto non ci sono eventi particolarmente sconvolgenti per “introdurci” all’interno: tutto scorre placido, seguendo il ritmo delle giornate di Marocco.

Lo seguiamo mentre si allena senza conquistare il campo né l’avversario, lo seguiamo mentre a casa finge di studiare ma legge un fumetto sulla presenza degli alieni sulla Terra, lo seguiamo mentre accetta l’opportunità di guadagno vendendo il fumo ai compagni di scuola, lo seguiamo alle prese con le prime cotte giovanili (che poi sono le più belle).

Ogni giorno è uguale e diverso allo stesso modo, e mentre il tempo passa a Marocco pare quasi immobile – una sensazione che da ragazzini abbiamo provato tutti, quella fissità mortale delle giornate e quella voglia matta di strafare solo per sconvolgere le carte.

Questo ritmo narrativo sembrerebbe condurci ad una storia scialba, ma a tradimento Forgione ci inserisce delle cose indefinibili (le chiameremo cose per comodità di comprensione) che diventano preponderanti in misura sempre più grande, al punto che alla fine, quando il libro è finito, ti chiedi: “Ma come caspita è successo?

Già in Napoli mon amour, il romanzo d’esordio dell’autore, ci avevo visto dentro uno specchio della mia vita così veritiero da farmi tentennare. Ma cosa può avere in comune con me uno come Marocco? Eppure…

Eppure, qualcosa scatta dalle prime pagine.

Quando penso a Marocco, ma in generale a tutti i personaggi di questo romanzo, mi sembra di assistere al movimento di pianeti indipendenti l’uno dall’altro, che si muovono ciascuno seguendo la propria traiettoria e che solo di sbieco intercettano quella altrui per pochi istanti – fatidici, ma brevissimi – per proseguire poi nel tragitto iniziale di solitudine. Una sorta di interazione sfiorata che lascia ai soggetti una sensazione più che una certezza di reale contatto.

È ciò che accade a Marocco quando è con i suoi amici, o con la ragazza che le piace: è come se scegliesse di non approfondire mai il contatto.

Marocco comprende la solitudine altrui ma è troppo preso dal peso della propria per fermarsi davanti all’errore. È così che d’altronde giustifica alcune – molte – delle sue scelte: della serie “ma chi se ne frega”, “io ho già i miei problemi, non posso occuparmi anche di quelli altrui”.

E tu lettore finisci per giustificarlo, è un ragazzino, cosa capirà mai dello stare al mondo? E invece Marocco comprende benissimo le dinamiche, è attento ai dettagli che lo circondano, fa anzi caso molto spesso alle azioni degli altri (lo sguardo di suo padre, un pezzo di fumo più grosso che gli viene ceduto dall’amico), ciononostante persevera.

Finisci col giustificarlo a causa di sua madre, di questa presenza-assenza che da anni è rimasta sospesa nell’aria di Napoli e che ha impregnato i vestiti, l’arredamento di casa, i pensieri.

Per un bambino che perde la madre non a causa di una disgrazia ma per volontà del genitore il trauma e la sua elaborazione sono più complessi, si cerca di scavare a fondo nella ferita per trovare una risposta a quell’abbandono, ma risposte non ce ne sono.

Ebbene, tutte queste premesse ci conducono proprio nel punto in cui dovremmo trovarci: non compatiamo Marocco ma lo comprendiamo a 360°.

Le bugie a suo padre, lo spaccio, le frequentazioni sospette sono tutti elementi che devono essere presenti per permettergli di attraversare il limbo dell’adolescenza.

Come ne uscirà non è dato saperlo, ed è giusto così. Basterà aver trascorso quei mesi in compagnia di quel giovanissimo uomo che tutti chiamano Marocco.

Giovanna Nappi

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