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La lavoratrice di Elvira Navarro

Esistenze fragili e precarie.
Stati alterati della coscienza.
Distorsione della percezione di sé e del mondo circostante.

La lavoratrice di Elvira Navarro arriva in Italia grazie a LiberAria nella nuova collana Phileas Fogg e sarà disponibile in libreria dal 23 maggio.

Scrittrice di grande fama in Spagna, Navarro porta una storia che non conosce confini geografici, figlia di generazioni di individui accomunati dal medesimo destino. Protagonista la giovane Elisa, precaria con la P maiuscola: lavoratrice autonoma, come la definirebbe qualcuno, si occupa per lo più di correzione di bozze per commissione. La cura nello svolgere la professione non corrisponde ad una retribuzione commisurata; anzi, talvolta lo stipendio, mostro mitologico a tre teste del quale si dicono moltissime cose ma che pochi giovani hanno avuto l’onore di incontrare, semplicemente non le viene dato. I tempi sono duri, lo ripetono tutti, e potersi permettere un appartamento – che sia la Spagna degli anni Ottanta o l’Italia di oggi – è un lusso.

Come esigenza economica iniziale e psicologica in un secondo momento, nella vita di Elisa entra Susana, donna misteriosa, della quale la protagonista sa poco e niente: che lavoro fa? Qual è la sua storia? E la sua famiglia? Susana entra nella quotidianità di Elisa condividendone gli spazi di un appartamento che da sola non è in grado di permettersi ma ponendo tra sé e gli altri una distanza insanabile, quasi che fosse impossibile avere accesso alla sua sfera più intima, se non in sporadici momenti di condivisione, come bere il caffè in cucina assieme.

Inizia ben presto a costituirsi uno stato di coscienza senza nome, che sembra nascere all’interno della protagonista – all’interno del romanzo stesso -, man mano che la situazione circostante degenera: i pagamenti mensili iniziano a saltare con maggior frequenza, lo stato d’animo già instabile di Elisa inizia a scalpitare, reclamando spazi e sicurezze che neanche Madrid riesce a darle; di pari passo aumenta la smania di appropriarsi di dettagli della vita di Susana che Elisa pretende di avere. La storia di Susana inizia così ad esserci svelata e a contagiare il resto della storia in un climax narrativo da cui è impossibile sottrarsi.

Sullo sfondo, una città allucinata, deformata dalla percezione di Elisa. Una Madrid che si allarga nelle periferie come colla viscosa, un Blob di cinematografica memoria che si attacca alla corrente, ai pali della luce, alle panchine, a tutto. Man mano che le distorsioni diventano più reali, si paventa il guizzo della pazzia, della psicosi, e gli spazi cittadini assumono nuove fattezze spaventose, confondendo Elisa, che non è più in grado di riconoscere ciò che è vero da ciò che è fittizio, e il lettore, disorientato dall’incalzare degli eventi.

Precarietà e pazzia, memoria e immaginazione si contaminano a vicenda in un romanzo che distrugge ogni certezza e non fornisce speranza o sicurezza a chi sta leggendo. Il potere della scrittura di Elvira Navarro contagia e ammalia, attira ma incute timore. Svela la realtà che ignoriamo, e svela al lettore le proprie psicosi prima di quelle dei personaggi. Un romanzo eccezionale.

Giovanna Nappi

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